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Un commento e qualche puntualizzazione

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Visto che molta carne è stata messa al fuoco, non riuscirò ad essere sintetico e me ne scuso sin d'ora.

1 - Nell'analisi brutale Michele accomuna molte verità ad alcune osservazioni poco convincenti, anche se poi rimedia nel corso della discussione: per es., l'idea di maggioranza sociale si precisa meglio quando risponde ad un quesito specifico. Ma mi pare che la nozione debba essere meglio articolata: se la maggioranza sociale è quella che si esprime attraverso scioperi ed altri mezzi (immagino, le prese di posizione pubbliche di Camusso o Landini), allora si tratta piuttosto di minoranze organizzate ed efficaci perché disciplinate da un leader extraparlamentare.

2 - Se così è, quella che Palma chiama, con caratteristica esagerazione, "violenza del governo nello smantellare il radicamento sindacale"è una linea di condotta del tutto razionale per chi persegue una politica di rafforzamento dei poteri del governo, come mi sembra stia facendo Renzi attraverso la riforma della legge elettorale e, soprattutto, quella della Costituzione. Questo è un tema sul quale sarebbe opportuno soffermarsi quanto prima, credo: mi limito ad osservare che, assicurandosi il controllo di un ramo del Parlamento, depotenziando l'altro (in maniera alquanto goffa) e prospettando una riduzione dei poteri sciaguratamente attribuiti alle Regioni dal titolo V, il governo miri proprio a stroncare le formazioni sociali intermedie che possono ostacolarne i programmi.

3 - Il panorama delle forze politiche disegnato da Michele e ripreso in vario modo da molti interventi s'intreccia con una corale svalutazione di tutte e con una - non nuova - geremiade contro il popolo italiano, descritto come una massa di ignoranti, razzisti, menefreghisti, cultori del guicciardiniano "particulare". Solo qualcuno ricorda che questo branco di pecoroni è stato capace di ricostruire un paese devastato dalla guerra mondiale e dalla guerra civile perseguendo una politica moderata, in condizioni di relativa libertà: va però detto che vi furono governi capaci di assistere e favorire la ricostruzione e che in quell'epoca la mano pubblica non meritava la cattiva fama diffusa in seguito. Com'è potuto avvenire che questo popolo e la sua classe dirigente siano mutate tanto?

4 - Non essendo uno storico, mi affido alla mia memoria ed alla sua rielaborazione critica. Pur in un contesto di democrazia formale, la società dell'epoca era ancora imbevuta di cultura "di destra": a scuola, la storia della letteratura si arrestava alla triade Carducci -Pascoli - D'Annunzio, con sommari cenni a poeti come Campana ed Ungaretti, il Nobel a Quasimodo fu una sorpresa; la storia a mala pena giungeva alla conclusione della seconda guerra mondiale e, se il fascismo era sommariamente condannato, l'esaltazione del Risorgimento e della sua conclusione con la Grande Guerra era indiscussa. Gli studi giuridici, avendo ad oggetto il codice civile del 1942 e quello penale del 1930, risentivano dell'elaborazione dottrinale dell'epoca, sopravvissuta all'eliminazione delle norme più caratteristiche dello stato autoritario: lo studio del diritto costituzionale era alquanto timido rispetto alle disposizioni enuncianti i principi fondamentali e l'ordinamento economico. In poche parole: una società fondamentalmente gerarchica, nella quale i doveri prevalevano sui diritti.

 5 - La seconda parte degli anni '60 e gli anni '70 hanno visto il ribaltamento del modello sociale appena accennato, l'erompere di una cultura dei diritti ha portato alla svalutazione dei doveri, trend che sembra permanere oggi. Qui sarebbe importante un contributo da parte di chi conosce bene la scuola: c'è una correlazione tra la diffusa mancanza di civismo e l'educazione impartita ai discenti? la scuola propone modelli e valori alternativi a quelli della pubblicità senza con ciò incoraggiare l'anarchismo dei movimenti radicali o la vacuità dei predicatori della decrescita?

6 - L'esperienza di Fare merita una riflessione che, mi sembra, si tende ad evitare. Avevo condiviso, nell'insieme, i dieci punti: ho partecipato a discussioni sul sito, deprecando la disattenzione dei maggiorenti, mi sono iscritto dopo lo scandalo Giannino ed ho votato per la lista presentata nel mio collegio, benché fossi convinto - mi sia testimone Palma - che i pochi eletti avrebbero finito per accodarsi a Monti; l'anno successivo, ho seguito la campagna di Scelta Europea e l'ho votata. A posteriori, mi pare di poter dire che tuttora non si riesce ad ammettere che Fare aveva proposto un programma viziato da astratto illuminismo  - per usare un linguaggio "de sinistra" - comprensibile solo a pochissimi e che la scelta di correre da soli, anziché stimolare uno schieramento più ampio, segnò la sua sorte. In ogni caso, mi sembra inverosimile che il M5S abbia pescato nel potenziale bacino di Fare.

7 - Mi tolgo un po' di sassolini dalle scarpe:

a - siamo tutti d'accordo sul fallimento di SB come leader politico, eppure l'intuizione della discesa in campo nel 1994 ci ha risparmiato un governo guidato da "Akel" Occhetto ed ha costretto la sinistra a cercare alleanze con altre forze e, almeno, europeizzarsi (quando ero all'università, la CEE era il demonio per gli studenti comunisti). Il risultato di questo processo politico non è esaltante, ma mi pare che nessuno degli intervenuti apprezzerebbe un'offerta politica tipo Syriza.    

b - equiparare chiunque è preoccupato delle conseguenze dell'immigrazione nell'UE ad un fascista significa marcare come tale non solo Farage, che non mi sembra fascista ed in ogni caso è fuori dai giochi, ma anche un personaggio come Sarkozy che probabilmente tra un paio d'anni si riprenderà l'Eliseo; occorre maggiore prudenza e soprattutto rendersi conto che all'europeo di modeste condizioni che teme la concorrenza al ribasso dell'extracomunitario immigrato non importa nulla del fatto che certi paesi hanno accolto un'immigrazione molto più consistente.

c - faccio fatica a vedere nei barconi e gommoni che attraversano il Mediterrano un "progresso nel sistema di informazione e trasporto".

d - la civiltà occidentale data almeno a 3.500 anni fa (epoca micenea): ma si dovrebbe tenere conto dei suoi rapporti con le civiltà mesopotamiche e quella egizia, dalle quali molto fu assorbito. Quanto alla grande cultura araba, si inaridì relativamente presto, per ragioni interne, e  non mi pare che si sia ripresa.

e - il contributo di Alessandro Riolo è esilarante: hai provato ad immaginare gli effetti del voto continuo sull'attività legislativa ed amministrativa?      


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